Canovas, un capo del governo scrittore e poeta
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Nato a Malaga l’8 febbraio del 1828, Antonio Canovas del Castillo era stato diverse volte capo del governo spagnolo. Scrittore e politico andaluso, pubblicò da giovane una fortunata raccolta di poesie intitolata “La joven Malaga” e, in seguito, diversi studi storici. Nel 1845 partì per Madrid dove, per poter studiare e conseguire la laurea in giurisprudenza, era costretto a mantenersi lavorando nelle officine della ferrovia Madrid-Aranjuez; impiego che il giovane Canovas ottenne grazie alla mediazione di un potente zio, Serafin Estebanez Calderon. A 22 anni diventò direttore del periodico “La Patria”, organo ufficiale dell’opposizione conservatrice al governo moderato di Narvaez. Nel 1854 fu eletto deputato nella sua città natale e dopo un soggiorno di due anni a Roma tornò a Madrid, nominato “oficial” della Segreteria di Stato.
Poco dopo fu eletto Governatore civile di Cadice e direttore dell’Amministrazione locale. Nel 1859 fu nominato sottosegretario al ministero dell’Università e, l’anno successivo, ministro dei Territori d’Oltremare. Nel 1868 una rivoluzione rovesciò la monarchia e Canovas fu eletto alla Costituente. Il 29 dicembre del 1874, il generale Martinez Campos proclamò re il giovane Alfonso XII, il quale dette a Canovas l’incarico di formare il primo governo. Don Antonio preparò la Costituzione del 1876 che conteneva concessioni liberali (diritti individuali, moderata tolleranza religiosa), definiva una politica fortemente centralista (con la soppressione del governo autonomo dei Paesi Baschi), ma prevedeva anche disposizioni conservatrici (tornò l’obbligatorietà del matrimonio canonico, fu istituito nuovamente il senato).
Canovas era energico, “nemico del perder tempo, disprezzava il futile ma era anche avido di riconoscimenti”: così lo ha descritto un suo biografo. Lavorava molto, di giorno, studiava di notte.
Il sole entrava dappertutto, feriva ogni anfratto buio dello stabilimento. Canovas era ancora lì, sulla panchina. Coi suoi occhiali d’argento leggeva il giornale La Época. Non c’era niente di particolarmente interessante da Cuba. Sulle Filippine, però, c’era scritto che secondo quanto riferito da alcuni passeggeri del vapore Covadonga, il vulcano Mayón aveva cominciato a eruttare lava. Una eruzione “muy imponente”, scriveva il giornale, al punto che nella piccola città di Libog avevano contato non meno di quattrocentocinquanta morti.
(Tratto da “Questionario per il destino”)