L'attentato del Corpus Domini, le torture e il processo militare del Montjuich
- Dettagli
Il 7 giugno 1896 una bomba scoppiò in calle Cambios Nuevos, a Barcellona, durante la processione del Corpus Domini. L'ordigno – una bomba Orsini – fu lanciata mentre la piazza era attraversata da operai e non dalle autorità. Furono 12 i morti, 35 i feriti. L'attentato fu immediatamente attribuito agli anarchici nonostante la mancanza di prove e nonostante le modalità (gli anarchici avrebbero tentato di colpire le autorità e non gli operai).
Nelle ore successive all'esplosione furono arrestate e condotte al castello di Montjuich circa quattrocento persone tra anarchici, socialisti e repubblicani. Nelle segrete del castello, gli arrestati furono interrogati e torturati. Ne seguì un processo militare, celebrato all'interno del Montjuich dall'11 al 15 dicembre 1896, che vedeva imputati 87 anarchici a vario titolo considerati coinvolti
nell'attentato. Le indagini giudiziarie furono in realtà condotte senza alcuna garanzia giuridica e le prove si basarono sulle dichiarazioni ottenute con la tortura ordinata dal tenente della Guardia Civil Narciso Portas. Gli investigatori agivano in virtù di poteri speciali concessi dal Governo di Madrid guidato da Antonio Canovas del Castillo. L'esecutivo poche ore dopo la strage di Cambios Nuevos aveva decretato lo stato di assedio di Barcellona.
Nell'aprile del 1897 la Corte suprema di guerra, riunita a Madrid, confermò le condanne della corte marziale. Il 4 maggio 1897 furono così giustiziati, poiché dichiarati gli esecutori materiali dell'attentato, Tomàs Ascheri, Antoni Nogués, Josep Molas, Luis Mas e Juan Alsina. Dieci anarchici (Francesc Callis, Antoni Ceperuelo, Rafael Cusidó, Jacint Melich, Baldomero Oller, Josep Pons, Joan Torrents, Josep Vila, Jaume Vilella e Sebastia Sunye) furono condannati a venti anni di carcere, tre (Joan Casanovas, Joan Baptista Ollé e Epifani Caus) a diciotto anni e altri sette (Antoni Costa, Francesc Lis, Josep Mesa, Mateu Ripoll, Joan Sala, Llorenç Serra, Cristòfol Soler) a dieci anni di detenzione. Tutti gli altri imputati, assolti durante il processo militare, furono comunque esiliati o deportati nella colonia penale del Rio de Oro nonostante fossero considerati formalmente estranei all'attentato.
La campagna internazionale contro il governo di Antonio Canovas del Castillo (considerato il responsabile politico delle torture) e le iniziative di denuncia cominciarono nel 1896 soprattutto grazie all'attività – condotta a Parigi e a Londra – da Fernando Tarrida del Marmol (nella foto), anche lui arrestato la sera dell'attentato di Barcellona e in seguito rilasciato ed espulso dalla Spagna.
Tarrida del Marmol pubblicò a Parigi "Les Inquisiteurs d'Espagne" e promosse proteste tramite i giornali "La Revue Blanche" e "L'Intransigeant" di Parigi. In Spagna, la campagna di denuncia trovò spazio sulla stampa repubblicana (“El Nuevo Régimen” e “El País” soprattutto).
Dopo l'uccisione di Antonio Canovas del Castillo da parte di Michele Angiolillo (l'anarchico italiano assassinò il primo ministro spagnolo per vendicare i suoi compagni torturati e condannati ingiustamente), cominciò una campagna finalizzata alla revisione del processo che trovò spazio in particolare sui periodici "El Progreso", "La Revista Blanca" e la "Vida Nueva".
Nel 1898 il nuovo governo liberale di Mateo Praxesed Sagasta consentì il ritorno in Spagna degli esuli e nel 1901 grazie a una amnistia furono rimessi in libertà gli anarchici condannati al carcere.
Il militare che materialmente coordinò le torture nel castello del Montjuich, Narciso Portas, fu vittima di un tentativo di omicidio, per vendetta, il 4 settembre 1897. A tentare di ucciderlo fu l'anarchico Ramón Sempau.
Poi Portas, visto che Gana continuava a dire di non sapere niente dell'attentato e peggio ancora non dimostrava di sapersi inventare qualcosa, lo ha costretto a camminare per ventisei ore di seguito nel cortile del castello senza un momento di riposo, e quando il falegname cadeva per la stanchezza, per la fame e soprattutto per la sete, il tenente Portas gli gettava un pezzo di baccalà secco e salato avvertendolo che avrebbe avuto acqua in abbondanza solo dopo aver messo una firma sotto una dichiarazione di colpevolezza: avrebbe dovuto ammettere di aver partecipato prima alla colletta per comprare le bombe Orsini e poi al lancio delle stesse bombe durante la processione. Una cosa semplice semplice: la dichiarazione era già scritta.
Gana faceva resistenza.
Portas, a quel punto, ha ordinato la peggiore delle torture: lo schiacciamento dei genitali. Il falegname era riuscito a superare anche quella terribile prova, ma aveva rimediato una oscena ernia.
Quando sua madre ha visto arrivare la biancheria intima del figliolo tutta sporca di sangue, è diventata pazza.
(Tratto da "Questionario per il destino)